Israele-Gaza: la conta dei morti Ovvero la manipolazione delle emozioni

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Gaza-rockets-hit-IsraelDi Salvo Barbagallo

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C’è dolore e raccapriccio per i civili, per i tanti (troppi) bambini che stanno perdendo la vita in questi giorni nella striscia di Gaza per una guerra che probabilmente molti israeliani e molti palestinesi non volevano. Si contano minuziosamente, però, i morti che secondo la maggior parte dei mass media riescono a “fare notizia”, quelli che giacciono solo da una parte. Ma gli altri morti? Per esempio: i 181 migranti annegati e uccisi nelle ultime giornate al largo di Lampedusa, e le altre centinaia e centinaia di vittime che dall’inizio dell’anno hanno concluso il loro cosiddetto viaggio della speranza nelle stesse acque in prossimità della Sicilia? Di questi la conta minuziosa non si fa. Ciò vale, ovviamente, per le migliaia e migliaia di innocenti soppressi in Siria, riguarda la spietata caccia ai Cristiani in Iraq e ovunque c’è intolleranza religiosa, riguarda tutte le vittime della violenza di guerra che nessuno conosce o vuole conoscere e per le quali non si manifesta con cortei per le strade o non si ricordano né sulle prime pagine dei giornali o nei notiziari televisivi.

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C’è qualcosa che non va in questo ennesimo conflitto nel quale si tende a mostrare solo l’aggressività di Israele; c’è qualcosa che non trova una spiegazione accettabile, che non mette a posto le coscienze.

Sul “Corriere della Sera” di martedì scorso (22 luglio 2014) c’è una fredda e chiara analisi sulla vicenda Israele-Striscia di Gaza che non lascia spazio alle “interpretazioni” dei fatti ma che sottolinea uno stato di cose che non può essere ignorato. L’analisi porta la firma di Bernard-Henry Levi e già il titolo è significativo: “Israele si difende. I torti non sono sullo stesso piano”. Afferma Bernard.Henri Levi: “…quanto ai mass media che continuano a evocare l’aggressione israeliana o la prigione che Gaza è diventata o la spirale delle violenze  e delle vendette che alimenterebbero questa guerra senza fine, obbiettiamo che non c’è aggressione, ma contrattacco di Israele di fronte alla pioggia di missili che, ancora una volta si abbattono sulle sue città e che nessuno Stato al mondo avrebbe tollerato così a lungo. Che Gaza è, in effetti, una sorta di prigione ma, avendola gli israeliani evacuata ormai da quasi dieci anni, non si capisce come potrebbero esserne i carcerieri. Cosa pensare, invece, di Hamas che mantiene l’enclave sotto il giogo, che tratta i propri abitanti come ostaggi e che, mentre gli basterebbe una parola o, comunque, una mano tesa perché cessi l’incubo, preferisce andare sino in fondo alla sua follia criminale?…”.

E Vittorio Feltri sul quotidiano “Il Giornale” (mercoledì 23 luglio) è ancora più esplicito: “Israele, in fondo, reclama solo il diritto di esistere che, di fatto, gli viene negato. L’aspirazione (varie volte dichiarata) dei Paesi di quell’area geografica è quella di distruggere i nemici ebrei, i quali per evitare di essere massacrati si armano fino ai denti e, quando sono minacciati, reagiscono, alimentando l’antisemitismo internazionale, ancora molto forte, che trova ospitalità anche in Italia sia in certa sinistra, sia in certa destra, specialmente fascista, sia nella maggioranza della stampa. Cosicché in modo assai rozzo, gli israeliani vengono fatti passare – a causa di una propaganda disgustosa – per cattivi, e i palestinesi per povere vittime. . .”.

A chi giova oggi, in questo momento di totale destabilizzazione mondiale, spingere sull’acceleratore per isolare Israele?

Bella domanda, no?

Così è, se vi pare….

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